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SENTIERI CIVILI PER I CONTADINI NELL’ANIMA

SENTIERI CIVILI PER I CONTADINI NELL’ANIMA
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di Gianluca Bonazzi Sentieri civili per i contadini nell’anima. Questa è l’espressione nella quale ritrovo il mio pensiero di vita rivolta al futuro. Non un richiamo nostalgico al passato, ma la ricerca di un legame che da sempre tessono la terra e l’uomo, la natura e lo spirito, cioè le relazioni che muovono l’universo nello Spazio e nel Tempo. I problemi posti dalla contemporaneità possono essere affrontati solo mediante un sogno ad occhi aperti, capace di unire la fantasia di una visione poetica, la parola per andare oltre, alla realtà di uno sguardo dall’alto e all’azione per coglierne tutta l’enorme complessità. L’espressione del titolo significa la ripresa di valori sempre appartenuti alla sfera dell’umano, tratti dall’esperienza più che millenaria di rapporto con la terra, con Madre Terra nutriente, quella del contadino; valori che ora dovrebbero essere riproposti anche da coloro che sulla terra camminano. Si potrebbe obiettare che tali valori non ci appartengono più, perché il rapporto è scomparso: è proprio nella possibilità, nel desiderio di compiere certe scelte di campo che si giocherà la partita della sopravvivenza dell’umanità sulla terra; nella capacità di riprendere valori antichi e di confrontarli giorno dopo giorno, passo dopo passo, con la logica dell’economia e della tecnica. Significherebbe restituire al Tempo, rubato all’umanità negli ultimi anni, la sua centralità, in asse perpendicolare con lo Spazio, sempre più eroso dai tempi della rivoluzione industriale. L’umanità, smarrita la sua identità di animale culturale nel sistema delle relazioni cosmiche, può però capovolgere in un attimo la logica di un sistema malato, per riprendere l’antica relazione. Bastano due scarponi, uno zaino, una testa un po’ ‘matta’ e un buon libro, e partire per una libera viandanza per leggere e ascoltare Madre Terra, in silenzio. Se poi quella persona cammina con qualcuno, la situazione si arricchisce, perché si trasforma nella radice di una comunità civile che, ascoltando prima di tutto se stessa, racconta, ascolta, dona senso e significato alla resistenza contro il dolore e il male di vivere. Un piccolo cerchio si apre e si chiude per rifarsi universo creativo, capace di uno sguardo laterale. La maggior parte delle relazioni moderne sono tutte impostate invece sulla produttività, con un unico sguardo frontale, incapaci di arrestarsi di fronte a qualunque cosa, pena la perdita di tempo. Il rischio altrimenti è sempre quello di rallentare la personale catena di montaggio della vita. Tali relazioni non si aprono e non si chiudono mai, sono sempre in continuo e perpetuo procedere. In questa imperterrita linea senza paure e dubbi, nessuno spazio è previsto per la riflessione, e i pensieri sono comandati da impulsi generati sottilmente dalle televisioni, ormai presenti dappertutto, e in seconda battuta dai centri commerciali, sorta di deteriore agorà del libero consumo delle energie vitali. La tendenza è quella di svuotare progressivamente l’interiorità, come fossimo animali al macello. Invece la riappropriazione di un linguaggio naturale potrebbe donarci l’idea di essere, ad esempio, querce dentro e salici fuori, cioè avere la forza incorniciata dalla tenerezza. Coltivare, mietere, trebbiare, raccogliere, seminare, attendere, vendemmiare, tessere: tutte espressioni verbali che avevano un preciso significato nella società contadina, ma che ne assumevano anche altri, più sottili e simbolici, a livello di relazioni umane, tanto da impregnare pure la dimensione sacrale dell’esistenza, la quale, avvertita da tutti, andava ben oltre il tema della fede. Frantumatosi questo principio di fondo, siamo solo sabbia che il Tempo consuma, incapaci di reagire, scegliere, domandare e rispondere. L’ umanità deve far scattare la molla che è in lei, nel suo cuore, per recuperare l’orgoglio di riaffermare la sua giusta esistenza nel mondo, la sua presenza nella natura come animale culturale. Sentieri civili per i contadini nell’anima significa il ritorno all’essenzialità che tutto conduce, in uno spirito condiviso coi propri simili e con Madre Terra, per esser capaci di esprimere parole vere. Il futuro c’è, è a portata di mano, anzi di piede, per seminare saperi antichi, speranze nuove, in grado di offrire paradigmi compatibili con l’attenzione che Madre Terra e la Storia, che non prevedono mai condoni, ci richiedono con toni sempre più perentori. Il contadino nell’anima, riacquistando il principio di relazione col Tutto e il diritto di libera scelta, lavora la terra da cui trarre cibi sani per il futuro.

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